giovedì 27 gennaio 2011

Leggende metropolitane

Un internet meme molto diffuso e quello delle catene di email contenenti perlopiù notizie sensazionalistiche o rivelazioni a sfondo complottista.

A pensarci bene non è niente di nuovo e la distanza tra le classiche leggende metropolitane e questo tipo di mail, potrebbe essere pressapoco quella che intercorre fra concezione analogica e digitale.

Tutti noi ci siamo trovati ad ascoltare leggende metropolitane che vanno dai coccodrillI nelle fogne di New York alla vicenda dell'autostoppista fantasma. Chi racconta di solito non è mai il protagonista della vicenda, ma riporta per sentito dire, da un amico, l'amico di un amico, un lontano zio, un conoscente. E le variabili, geografiche, sociali, temporali, sono infinite.

In internet questo fenomeno è altrettanto diffuso, con alcune differenze: il messaggio si propaga con una velocità infinatamente maggiore (e da qui l'internet meme), e in modo altrettanto veloce, se si vuole, se si sa cercare, è facile smascherare il falso e, talvolta, anche il falsario.

Le leggende metropolitane delle catene di S. Antonio internettiane sono spesso, come succede per quelle "analogiche", immerse appieno nel constesto in cui si propagano, facendo leva, allo stesso modo dell'analogico se non di più, sulle ataviche paure della modernità, della mancanza di sicurezza, dell'invasione della privacy, della rottura di valori radicati e condivisi, insite in ognuno di noi.

Un esempio, tanto per intenderci potrebbe essere la seguente email, che ha infestato per mesi le caselle di posta elettronica di mezzo mondo:

"Sono avvocato, e conosco la legge. Questo, è reale. Non sbagliatevi.
AOL e Intel manterranno le loro promesse per paura di essere trascinate in tribunale e dover far fronte a una causa di milioni e milioni di dollari. Come quella della Pepsi Cola contro la General Electric , non molto tempo fa.
Cari amici, per favore, NON prendete questo messaggio per un bidone.
Bill Gates STA condividendo la sua fortuna. Se lo ignorate, potreste rimpiangerlo più tardi. Windows rimane il programma più diffuso ed utilizzato nel mondo. Microsoft e AOL sperimentano inviando questo test via messaggio elettronico (e-mail Beta Test). Quando inviate questo messaggio elettronico (e-mail) ai vostri amici, Microsoft può rintracciarvi (se siete un utilizzatore di Microsoft Windows) per 2 settimane.
Ad ogni persona che invierà questo messaggio, Microsoft pagherà 245 euro.
Per ogni persona a cui avete inviato questo messaggio e che lo invierà ad altre persone, Microsoft vi pagherà 243 euro.
Per la terza persona che lo riceverà, Microsoft vi pagherà 241 euro.
Fra due settimane, Microsoft vi contatterà per la Conferma del vostro Indirizzo Postale e vi invierà un assegno.
(Sinceramente, Charles Bailey, General Manager Field)

Pensavo che questo fosse un imbroglio, o uno scherzo, ma 2 settimane dopo aver ricevuto questo messaggio e averlo riinviato, Microsoft mi ha contattato per conoscere il mio indirizzo postale e mi hanno inviato un assegno di 24.800 euro.

Dovete rispondere prima che questa prova sia terminata; se qualcuno ha i mezzi per fare quest’operazione, è Bill Gates. Per lui, c’è un ritorno commerciale. Se questo vi soddisfa, inviate questo messaggio a più persone possibile. Dovreste ricevere almeno 10.000 euro. Non li aiuteremmo, inviando questo messaggio, se non ce ne venisse un qualche cosina anche a noi…
La zia di un mio caro amico, che lavora per Intel, ha appena ricevuto un assegno di 4543 euro, semplicemente inviando questo messaggio. Come ho detto prima, conosco la legge, e c’è del vero, Intel e AOL sono in negoziato per una fusione, con la quale diventerebbero la compagnia più importante del mondo nel settore, e per essere sicuri di rimanere il programma più diffuso e utilizzato in assoluto, Intel e AOL sperimentano con questa prova."


"Sono avvocato e conosco la legge". Sembra di sentir sbraitare una vecchietta da commedia di Edoardo...mio figlio è laureatooo! E' anche questo un meccanismo tipico. Il protagonista deve risultare credibile, anche se poi l'ostentazione di competenza assume ovviamente una connotazione patetica e grottesca.

I soldi facili poi, sono un classico. La base delle truffe on-line. Come le inserzioni su ebay con prezzi troppo bassi. A tutto questo si aggiunga la paura che ci fa internet, questo mare magnum sempre più profondo, dalla quale non ci sappiamo staccare ma che conosciamo sempre troppo poco.

Le leggende metropolitane di solito hanno anche una morale, ed è molto interessante analizzare infatti le dinamiche di creazione e diffusione di queste moderne parabole.

Non vorrei però dilungarmi troppo, perchè sennò poi vedete il post troppo lungo e non mi leggete più. (Paradossi dell'informazione senza limiti, n.b.).

Vi segnalo però un sito molto bello dove, se vorrete potrete approfondire le vostre ricerche e vedere come questo e quello degli internet meme siano due mondi che s'incrociano molto spesso:

http://www.leggendemetropolitane.net/

Vi consiglio caldamente, inoltre, di mettervi comodi e godervi il video di oggi in coda al post: è uno degli internet meme più belli in assoluto. E non dico altro.


- ON AIR -


mercoledì 26 gennaio 2011

L'Attenzione

Il poeta statunitense Donald Revell disse che “l'attenzione è un fatto di totalità, di essere pienamente presenti”.

L'attenzione, ai tempi di Internet, è sempre quella, ma come tutte le metafore per stabilire concetti astratti, nel momento in cui un nuovo mezzo di comunicazione fa la sua comparsa, diventa molto più complessa da definire.

La totalità è senz'altro una delle caratteristiche della Rete, e la piena presenza una conseguenza innata dell'essere eternamente connessi. Eppure, paraddossalmente, se prendiamo per buona la definizione di Revell, con tutto il suo sintetico fascino, l'Attenzione diventa altra cosa, e quasi spogliata del suo significato originario prende vita propria e diventa il terzo incomodo della Rete.

Totalità-Piena presenza-Attenzione. Potrebbe essere la triade ideale, quella che tutti gli entusiasti dell'Internet potrebbero, dovrebbero, augurarsi, perché l'Homo Theoreticus, quello umplugged, diventi l'Homo Partecipans teorizzato da De Kerckove:

Alla lunga, il cambiamento psicologico più importante sarà forse che, nel momento in cui cominciamo ad esplorare le percezioni tattili esterne nei nostri processi allargati di pensiero, la nostra coscienza personale, normale, interiorizzata, si esteriorizzerà. L'intero mondo esterno diventerà un'estensione della nostra coscienza, proprio come avveniva per le culture più primitive del pianeta. Questo non sarà la fine, ma l'eliminazione dal centro della scena dell'Homo Theoreticus, sostituito dall'Homo Partecipans.

Ciò che probabilmente sfugge a De Kerckove è lo straordinario potere che gli strumenti di comunicazione hanno, di qualsiasi tipo essi siano, di modificare le nostre capacità cognitive.

L'Homo Partecipans sembrerebbe teorizzato appositamente per l'uomo di Internet, ma perché si possa parlare di coscienza è necessaria una forte attenzione, appunto, verso la percezione di ciò che siamo e di ciò che ci circonda, nonché una totale padronanza dell'espressione e dunque del linguaggio che veicola il messaggio.

È necessaria una forte riflessione innanzitutto filosofica sulla conoscenza, che nulla ha a che vedere con l'informazione in sé, il dato spoglio, nudo e crudo, tanto caro ai teorici della comunicazione cosiddetta Standard.

Ma la riflessione, il silenzio, la meditazione non sono certo caratteristiche della nostra era, e tanto meno di Internet. L'attenzione di cui parlavamo, è un attenzione veicolata oramai al tempo reale, alla velocità, all'ansia di sentirsi pienamente presenti, totali, nonostante il limite dello spirito ci imponga da sempre di rallentare. L'Attenzione di queste pagine è un abominio dell'intelletto, un accumularsi morboso di frasi, slogan, dati, espressione di un'epoca in cui pare che si sia persa ogni riflessione meta-comunicativa sugli strumenti del sapere.

L'attenzione di Revell, in queste pagine non viene nemmeno sfiorata, è totalmente assente, sostituita dallo stare bene attenti a essere totalmente e pienamente distratti.

Alberto Salarelli, nel suo Biblioteca e Identità, sostiene che “un mondo ove la tendenza prevalente sia quella di tradurre tutto in informazione risulta terribilmente noioso”. Sono d'accordo, ma siamo certi che questa “noia” sia conscia in ognuno di noi”? Siamo certi di possedere gli strumenti per combattere questo flusso inarrestabile d'informazione che ci travolge, sconvolge, capovolge, ogni giorno? Credo di no.

John Freeman, nel suo libro La tirannia dell'email, paragona il fenomeno della dipendenza dall'email - metafora dell'informazione, della comunicazione in tempo reale senza lasciar spazio alla riflessione - al gioco d'azzardo. Il fenomeno, che è stato ampiamente studiato e oramai rientra appieno nel ventaglio dei disturbi ossessivo-compulsivi che rallegrano il mondo contemporaneo, è paragonabile al giocatore senza senno che tira la leva della slot machine. L'obiettivo primario si perde - nel nostro caso sapere, conoscere - e il gesto diventa autoreferenziale, dettato dal bisogno urgente e irrinunciabile di sentirsi ancora parte di un qualcosa, un piccolo ingranaggio di un mondo della quale non riusciamo più a sentirci parte. In un suo straordinario articolo, parlando proprio di Freeman, lo scrittore Marco Mancassola sostiene che “la vera droga del XXI secolo è tutta in questo necessario, adrenalico, senso di connessione, in quest'ultima abissale illusione di esserci.”

Quest'ultima abissale illusione di esserci.

Marco Marongiu


- ON AIR -







OFF